In molti pensano, a torto come vedremo, che la zona migliore per il tartufo tricolore è quella dell’Italia centrale, vale a dire, più segnatamente, alto Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche e Toscana.
Queste zone (più una fascia in realtà) sono ottime, ma c’è anche altro.
E altro è per esempio il Piemonte.
La terra dei Re d’Italia, delle langhe e del buon vino, della borghesia colta, discreta e lavoratrice è anche terra fertile per il tartufo.
Prima ho citato le langhe. Bene, in verità la zona delle langhe è ottima anche per il tartufo.
Ma se proprio dovessimo indicare un e un solo tartufo piemontese allora fatemi dire che il Piemonte non potrà non essere associato al famosissimo Tartufo Bianco d’Alba.
Di questo tartufo parleremo più diffusamente in un altro post; in questo invece ci preme mettervi al corrente che accanto al Bianco d’Alba in Piemonte si possono trovare anche altre qualità di tartufi. Tartufi come il Tartufo Nero Pregiato, il Brumale, quello Uncinato e lo Scorzone.
Le zone di raccolta sono quelle dell’astigiano, della già citate langhe e intorno a Casale Monferrato.
Da queste parti il tartufo è qualcosa di antico e regale a un tempo, basta considerare che i nobili, che spesso e volentieri avevano molto tempo a disposizione, ragione per cui molti di loro, quelli più arguti, diventavano anche scienziati, ne fecero un passatempo. Erano molto famose le battute di caccia al tartufo organizzate da queste parti qualche secolo fa dai signorotti locali.
Come si può ben evincere, il tartufo, piemontese o meno, non è mai stato un cibo per i poveri né, d’altronde avrebbe mai potuto esserlo, stante anche la difficoltà nel trovare i tuberi.
A ogni buon conto, il Piemonte organizza numerose fiere e sagre dedicate al tartufo. Come detto, la fiera di Alba, nel cuneense, è quella più nota, ma ve ne sono delle altre di ugual pregio e che meriterebbero di essere visitate da ogni appassionato di tartufi.
Quello d’Alba è sempre stato un tartufo speciale; così speciale che persino il Re di Francia ne era ghiotto e in una qualche misura anche dipendente. Ma non solo nobili, il tartufo del Piemonte ha, nel corso dei secoli, ammaliato ed irretito anche artisti e pensatori. Basti, a titolo di esempio, citare ciò che disse Gioacchino Rossini, quando l’autore de Il barbiere di Siviglia, ebbe a dire che il tartufo era il “Mozart dei funghi”.
Parola di compositore